Storia della Puglia

La Puglia, una delle regioni più antiche d’Italia

La storia della terra, e quindi anche quella della Puglia può essere divisa in 5 età:

• l’arcaica, primordiale o archeozoica che dura 4 milioni di anni e si identifica con il periodo precambiano;
• la primaria o paleozoica dura 375 milioni di anni e comprende i periodi cambiano, ordoviciano, silurano, devoniano, carbonifero e permiano;
• la secondaria o mesozoica dura 160 milioni di anni e comprende i periodo triassico, giurassico e cretacico;
• la terziaria o cenozoica, dura 60 milioni di anni e comprende i periodo paleocenico, eocenico, oligocenico, miocenico e piocenico;
• la quaternaria, neozoica o antropomorfica dura 1 milione di anni, durante i quali nasce l’uomo e comprende i periodo pleistocenico e olocenico in cui iniziano rispettivamente la preistoria e la storia.

Frantoio ipogeo in Puglia

La Puglia è una delle più antiche regioni italiane: è nata circa 11 milioni di anni fa nell’età cenozoica all’inizio del pliocene. In questo periodo si staccò dal continente generando due isole, la Garganica e la Murgiana, le quali successivamente si riunirono al resto della penisola.

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Durante l’Olocène, circa 12 milioni di anni fa, l’ultimo ritiro dei ghiacciai fece abbassare il livello delle acque, che in qualche caso scomparvero del tutto come accadde nel bacino adriatico, che diventò il continente Adriatide. Ciò favorì lo spostamento dei primi ominidi dal centro dell’Europa nella regione garganica. Fu con l’ultima glaciazione che le migrazioni terminarono in conseguenza dell’inondazione di quel vallo che diede origine al Mar Adriatico

La Puglia preistorica: 600.000 anni fa- 6000 a.C.

La Preistoria è l’ultima fase dell’era quaternaria che inizia 600.000 anni fa. Comprende quel periodo cha va dalla comparsa dei primi ominidi chiamati protoantropi fino all’inizio della preistoria. Con la preistoria si intende la comparsa dei primi documenti scritti che in Mesopotamia risalgono a 3500anni a.C., in Europa centrale a 2500 anni a.C. e nell’Ellade a 1000 anni a.C.. E’ necessario specificare, però, che tali riferimenti temporali non devono essere intesi in assoluto, ma in modo più elastico dato che variano in base alle diverse civiltà. In effetti in Puglia le prime iscrizioni risalgono al periodo iapigio-messapico cioè al V sec. a.C.

La preistoria viene distinta in due sottoere delle epoche geologiche( pleistocenica ed olocenica) ed in sei periodi:

• il Paleolitico inferiore (600.000-190.000 anni fa) è un’epoca molto oscura, dominata dagli ominidi protoantropi della razza Homo Habilis che hanno come strumento litico l’amigdala una grossa pietra a forma di mandorla usata come ascia manuale. Di quest’epoca non ci sono giunti resti umani ma solo alcune amigdale riconducibili a circa 300.000 anni fa e ritrovate al Riparo esterno di Pagliacci sul promontorio garganico e nei pressi della Grotta dell’Alto sul litorale ionico.

• Il Paleolitico medio ( 190.000-90.000 anni fa )è dominato dall’Homo erectus, a cui appartiene il più antico rinvenimento umano pugliese risalente a questo periodo: il dente di un bambino ritrovato in una grotta nel Salento.

• Il Paleolitico superiore ( 90.000-12.000 anni fa ) è dominato dagli ominidi fanerantropi della razza homo sapiens fossilis. Risalgono a questo periodo la Grotta di S. Croce vicino Risceglie, quella delle Veneri di Parabita, la Grotta Romanelli e la Grotta Pagliacci in cui è stato ritrovato lo scheletro di un giovane guerriero ricoperto do uno strato di ocra.

• Il Mesolitico ( 10.000 a.C.-6000 a.C.) è dominato dagli ominidi farenantropi della razza Homo sapiens ed è caratterizzato dalla stabilizzazione delle condizioni climatiche. Il ritrovamento più significativo risalente a questo periodo è la Grotta Zinzulusa.

• Il Neolitico (6000 aC.-2500 a.C.) è dominato dalla razza Homo sapiens sapiens ed è caratterizzato dal ritiro dei ghiacciai che trasformarono le steppe in grandi foreste rendendo migliori le condizioni di vita umane e favorendo la comparsa dei primi animali domestici. Risalgono a questo periodo la Coppa Nevigata e Grotta Scaloria a sud di Manfredonia, Cala Tramontana sulle Tremiti, S. Candida a sud di Bari, Grotta dei Cervi a Porto Badisco vicino Otranto e nell’entroterra il villaggio di Serra Alto vicino Matera.

• L’Eneolotico o Età dei Metalli (dal 2500 a.C. in poi) si distingue in età del Rame, del Bronzo e del Ferro ed è dominata dalla razza Homo sapiens sapiens. In questo periodo l’uso dei metalli permise un aumento degli scambi nei paesi del Mediterraneo favorendo, così l’emigrazione di molte popolazioni che si riversarono sulle coste pugliesi in cerca di metalli.

La Puglia nell’antichita: VI-I millennio a.C.


Fu nel III millennio a.C. che popolazioni provenienti dall’Europa centrale, attraversarono l’Italia e occuparono le regioni centro meridionali. Nel II millennio questi popoli chiamati genericamente italici assunsero dei nomi diversi a seconda del luogo che occuparono. Divennero Umbri in Umbria, Piceni nelle Marche, Sabini, Latini e Volsci rispettivamente nel nell’alto, medio e basso Lazio, in Puglia Apuli e così via.

Nel 1900 a.C. si aggiunse un altro popolo, gli Il lirico-Japigi i quali, provenienti dai Balcani, si insediarono in Pulgia assieme agli Ausoni-Opici provenienti dalla Campania. Essi furono definiti da Strabone Apuli italici. Successivamente approdarono sulle coste pugliesi gli Arcadi nel 1800 a.C., i Micenei nel 1600 a.C., gli Egeo-Cretesi nel 1400 a.C. ed infine gli Japigi di seconda generazione che possono ben essere considerati i nostri più diretti antenati. Secondo la leggenda questi ultimi sbarcarono in Sicilia, guidati da Japige, per rivendicare la morte del re cretese Minosse ma durante il viaggio di ritorno le loro navi naufragarono sulle coste pugliesi costringendoli a fermarsi sulla terra ferma e a creare numerose città fra le quali le più importanti sono Uria (Oria) e Satyrion che divenne poi, Taranto.

“ Ma come navigando giunsero all’altezza della Japigia , una grande tempesta li sorprese e li gettò sul litorale; ed essendosi sconquassate le navi, poiché non appariva loro nessun mezzo per tornare a Creta, rimasero lì fondando la città di Uria e- mutato nome- dai Cretesi divennero Japigi ed invece di isolani, continentali. Muovendo dalla città di Uria, colonizzarono altre città ”.

Erodoto, Storie, VII, 170

Tuttavia è molto probabile che gli Egeo-Cretesi abbiano voluto appropriarsi sia territorialmente che mitologicamente di queste nuove terre inventando così l’eroe Japige.
La vera e propria trasmigrazione di Japigi si ebbe solo a partire dal XI sec a.C. quando sbarcarono sulle nostre coste Dauni, Peucezi e Messapi. Successivamente arrivarono i Laconi o Lacedemoni e gli Spartani Partenti che fondarono Taranto e contribuirono alla nascita della civiltà della Magna Grecia.

I Dauni ed i Peucezi della Puglia

I Dauni furono nel IX sec. a.C. la prima popolazione proveniente dall’Illiria a stanziarsi sulle coste pugliesi.

Guidati da Dauno fratello di Peucezio, occuparono le terre delimitate a sud dall’Ofanto e a nord dal Fortore cacciandone gli antichi Apuli Italici che si ritirarono nell’entroterra.

Fra le più importanti città daune vanno ricordate Arpi, Canosa, Lucera, Ordona, Salapia Vetus, Venosa, Accadia, Canne, Cerignola, Peschici, Rodi Garganico, S. Giovanni Rotondo e Vieste.

I Peucezi guidati da Peucezio, si stanziarono in Puglia a partire dal X sec. e secondo Strabone si insediarono “in quel tratto dell’Apulia centrale compresa fra Bari e Egnaziae nell’interno fino a Silvium” . Cacciarono le prime popolazioni Illirie che si erano stanziate li quattro o cinque secoli prima. Fra gli insediamenti peucezi più importanti abbiamo Bari, Ceglie del Campo, Egnazia, Monte Sannace, Ruvo, Trani, Palo del Colle, Minervino, Molfetta, Monopoli, Giovinazzo, Bitonto, Corato, Andria e Altamura.

I Messapi

Secondo la leggenda i Messapi giunsero in Puglia, a partire dal IX sec. a.C., guidati da Messapo figlio di Nettuno e fratello di Taras. Si stanziarono nella zona compresa fra Taranto, Brindisi e Leuca.

Foto Centopietre di Patù in provincia di Lecce. E' stato realizzato con monoliti risalenti a Vereto, ovvero con materiale di spoglio di questa antica città messapica.

Essi si mischiarono con le popolazioni preesistenti tant’è vero che, nel ricercare la storia di una città, è ricorrente trovare la formula: “città messapica di antica origine Japigia”. I più importanti centri messapici sono: Brindisi, Gallipoli, Lecce, Otranto, Leuca, Patù, Vaste, Nardò, Ugento, Ceglie.

I Laconi e la Magna Grecia Taranto

I Laconi provenivano dal Peloponneso e si insediarono sul litorale ionico, tirrenico, bruzio, lucano e siculo a partire dall’VIII sec. a.C.

Essi diedero origine ad una nuova cultura che dal nome del paese di provenienza si chiamò Megàle Ellàs cioè Magna Grecia, per distinguerla da quella tessalica di Ellàs cioè Grecia.

Secondo Antioco da Siracusa, Taranto fu fondata da Falanto a capo di un gruppo di Spartani chiamati Partenì. Si trattava di giovani colpiti dall’infamia di essere nati da rapporti extra-coniugali. Le loro madri li avevano concepiti con coloni della città durante l’assenza dei loro mariti impegnati nella guerra messena. Il nome della città deriva però da Taras, eroe di origine cretese, salvato miracolosamente dal padre Nettuno durante una tempesta.
Dionigi di Alicarnasso in Storia di Roma, scriveva:

“I Parteni navigarono quindi con Falanto alla volta delle coste ioniche, dove erano insediati i barbari e gli Japigi. Questi Japigi, secondo la tradizione, erano quei Cretesi che, giunti trecento anni prima con Minasse in Sicilia, dopo la sua morte, comandati da Japige, erano ripartiti alla volta di Creta, ma sulla via del ritorno sorpresi da una tempesta, erano stati sbattuti sul litorale ionico.”

L’espressione Magna Grecia, viene utilizzata dagli storici per indicare le città greche formatesi in Lucania, Calabria, Campania, Lazio e Puglia. Nonostante in Puglia avessero fondato solo Taranto sullo Ionio ( 706 a.C.) e Otranto sull’Adriatico, la loro presenza nella regione per circa cinque secoli ne influenzò notevolmente la cultura nelle popolazioni japigie-messapiche residenti.

Le migrazioni più massicce da parte dei greci verso l’Italia Meridionale, risalirebbero all’VIII sec. a.C. e furono dovute sia a fattori esterni che a situazioni interne. La chiusura dei porti persiani alle navi greche fu una causa ma anche l’aumento eccessivo della popolazione greca e la scarsità di risorse alimentari. Nell’Italia meridionale si emigrava alla ricerca delle terre fertili, mare pescoso, artigianato evoluto, qualità che i commercianti conoscevano bene.


Gli aborigeni non accettarono volentieri i nuovi arrivati tant’è che gli scontri fra i due popoli nel corso dei secoli furono numerosi. Fra i più importanti vi fu la guerra combattuta attorno al 500 a.C. e conclusasi con la vittoria di Taranto sui Messapi e quella combattuta nel 463 a. C. quando i Messapi attuarono la loro vendetta sui tarantini, i quali però, nel 460 a.C., si ripresero la rivincita.
Un donario della città greca a Delfi con la rappresentazione di Opis, re degli Japigi nel momento in cui veniva ucciso da Falanto fondatore di Taranto, ne sarebbe la testimonianza.

Cento pietre a Patù e chiesa San Giovanni Battista

A partire dal 404 a.C. , cioè dopo la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso, Taranto visse il suo momento di massimo splendore durante il quale tutta la Puglia fu investita da un intenso e duraturo influsso della cultura greca che portò alla sua ellenizzazione.

All’interno delle sale del Museo Archeologico di Taranto (M.A.R.TA) sono conservate le testimonianze del glorioso passato della città e del territorio ai tempi delle colonie greche. Famosa la ricercatezza dei gioielli in oro delle donne di Taranto.

Recenti scavi portati avanti dall’Università del Salento a cura del Prof. D’Andria, hanno portato alla luce i resti di un presunto tempio dedicato alla dea Minerva a Castro nel Salento. In particolare è stata ritrovata una parte del busto dell’enorme statua dedicata alla Dea, oggi conservata all’interno del Museo nel Castello di Castro.

Gli scontri tra Tarantini e Messapici si fermarono solo con l’arrivo di Roma che li costrinse a dar vita assieme agli Italici ad una lega antiromana. Ma Roma era ormai diventata troppo potente, tanto da prendere il sopravvento prima sui Tarantini nel 275 a.c. e poi sui Messapi trasformando Brindisi, una delle loro più importanti città in colonia romana.

I Romani in Puglia


L’esigenza di avere uno sbocco sul Mediterraneo allo scopo di contrastare i Cartaginesi, spinse i romani a conquistare l’Apulia che era pressata a nord dai Sanniti, a ovest dai Lucani e a sud da Taranto.

Secondo Tito Livio lo scoppio della seconda guerra sannitica nel 326 a.C. creò il primo contatto fra Roma e L’Apulia. A questo periodo risalirebbe la realizzazione della celebre via Appia che collegava Roma ai più importanti centri pugliesi e dotata di stazioni di sosta con tutto il necessario per il ristoro dei cavalli e delle persone. La sconfitta dei Sanniti e le continue lotte fra Messapi e Tarantini, permisero ai romani l’unificazione culturale e civile di stirpi diverse.

Con la seconda guerra punica tale unificazione fu interrotta da Annibale che nel 216 a.C. a Canne ebbe il sopravvento su Roma. Dopo questa guerra i rapporti tra Roma e le città apule sottomesse migliorarono in quanto i romani rispettarono la loro lingua, le loro tradizioni e la loro autonomia amministrativa.

Durante il governo di Traiano si realizzò anche la costruzione dell’ Appia Traiana cioè un prolungamento dell’Appia Antica che collegava Benevento a Brindisi passando per Canosa, Canne e Bari.

Nel III sec. si formarono sia i primi municipi, cioè delle strutture amministrative locali che erano rette da una curia, sia le province che avevano propri funzionari di nomina regia ed elettiva.

Tra il III e il IV sec. l’Impero stava andando verso la sua rovina nonostante i numerosi tentativi di Diocleziano (284-305), Costantino il Grande (306-337) e Teodosio il Grande (379-395).

Tra il 455 e il 475, si alternarono al comando dell’impero Romano d’Occidente 9 imperatori, l’ultimo dei quali Romolo Augustolo salito al potere ancora adolescente. Nel 476, Odoacre, re degli Eruli mandò in esilio il figlio di Oreste e portò alla definitiva decadenza dell’Impero Romano d’Occidente.

La Puglia e le invasioni barbariche


Il periodo compreso fra il 455 e l’anno 1000 l’Italia Puglia fu caratterizzata dalle invasioni di numerose popolazioni barbare.

I nuovi dominatori tuttavia non si spinsero fino alla Puglia limitandosi ad inviare qualche guarnigione che garantisse il prelievo fiscale già dovuto dai proprietari terrieri durante l’Impero.
Nel 494 Odoacre fu sconfitto dal re degli Ostrogoti Teodorico il quale durante il suo regno garantì un periodo di relativo benessere dovuto ad una ripresa delle attività produttive e commerciali.

Tuttavia la pace non fu duratura in quanto nel 547 i Goti guidati da Totila dopo Napoli e Roma, si spinsero nell’Italia meridionale devastando Otranto, Lecce, Brindisi, Taranto e Canne.

L’espansione dei Goti fu fermata nel 552 da Giustiniano, imperatore di Costantinopoli, che inviò un esercito al comando di Narsete che e vicino Gubbio uccise Totila.

La Puglia uscì devastata dalla dominazione gotica con l’economia ridotta al lastrico. Le campagne abbandonate, il commercio immiserito e la popolazione a causa ridotta alla fame e costretta a cibarsi di tuberi e bacche.
A partire dal 553 la Puglia divenne dominazione bizantina e la sua popolazione già stremata dalla precedente guerra fu ridotta in condizioni assai misere a causa delle pesanti tassazioni.

La dominazione bizantina pur alternandosi per quasi cinque secoli con quella longobarda, lasciò tracce significative per quanto riguarda le influenze artistiche sulla nostra cultura e architettura. Anche nella contestuale presenza del monachesimo benedettino di tradizione latina con quella basiliana di rito greco. Nel IX sec. si affacciarono sulle nostre coste i primi Saraceni che nell’838 saccheggiarono Brindisi e nell’840 occuparono Taranto. Nell’847 l’emiro Kalfun occupò Bari dove fondò un piccolo stato arabo installando 24 fortezze, allestendo una potente flotta e facendo costruire una moschea.

Solo dopo aver perso molte città i principi Longobardi smisero di farsi la guerra fra loro. Chiesero aiuto a papa Leone IV presso l’imperatore Lotario I il quale nell’849 inviò in Italia suo figlio Ludovico II.

Infine, dopo una serie di scontri, nell’871 Bari fu definitivamente liberata dai Saraceni. Dopo la dominazione dei Franchi la Puglia conobbe nuovamente la dominazione dei Bizantini e poi quella di Ottoni, imperatori di Sassonia .

I Normanni, gli Svevi, gli Angioini e Aragonesi in Puglia

I primi Normanni che arrivarono in Italia costituivano un gruppo di pellegrini che tornati dalla Terra Santa sbarcarono nel 1016 a Salerno e aiutarono il principe a liberarsi dai Saraceni. Quindi si schierarono con i principi longobardi contro il governo bizantino per impadronirsi di tutto il mezzogiorno unificando la Puglia prima come contea e poi come ducato.

Risalirebbe all’epoca normanna la costruzione delle meravigliose chiese e cattedrali in stile romanico-pugliese anche se molte strutture erano già esistenti. Le prime Chiese normanne in Puglia furono la chiesa di S. Maria di Siponto nel 1039, S. Pietro a Bisceglie nel 1044, e S. Maria a Mare sull’isola di S. Nicola alle Tremiti.
Quando nel 1070 conquistarono il Salento edificarono nel 1071 la cattedrale di Otranto e di Taranto, nel 1081 la Basilica di S. Nicola di Bari, nel 1107 la cattedrale di Monopoli. In tutta la Puglia tuttavia sono presenti tantissime altre chiese e strutture di epoca normanna.

Foto castello Castromediano - Valentini Morciano di Leuca. Uno tra i Castelli più belli ed imponenti del Salento.


Dopo la dominazione normanna i pugliesi conobbero anche quella sveva (dal 1194 al 1266) prima con Enrico VI che governò solo dal 1194 al 1197 e poi da Federico II. Incoronato Re di Sicilia e Duca di Puglia all’età di soli 4 anni ne 1198, Federico II in realtà inizio a governare solo dopo aver compiuto 14 anni. Pochi mesi dopo il sui insediamento sposò la ventiquattrenne Costanza d’Aragona figlia di Alfonso II.

Federico II e la Puglia

Uomo di grande cultura Federico II è stato uno dei sovrani più complessi: poliedrico e versatile, statista sottile e scaltro, dalla personalità più rilevante del suo secolo governò l’impero per ben 30 anni.

Durante il suo lungo regno condusse un’esasperata lotta contro il papato ostile alla sua concezione laica dello stato e all’unificazione del regno di Sicilia all’impero Romano Germanico.

Stanco dalla fatica delle sue battaglie uscì di scena nel 1250 lasciando alle generazioni future uno straordinario patrimonio culturale nelle arti, nelle scienze, nella filosofia. In particolare nella letteratura dato che nella sua corte diede origine alla Scuola Siciliana da cui nasceranno i primi versi del nuovo volgare italiano, quello siculo pugliese. Di quest’iniziativa gli renderà merito Dante Alighieri nel De Vulgari Eloquentia.

Egli fece della Puglia il centro del suo regno e vi lasciò innumerevoli castelli dove trascorreva buona parte dell’anno e dove si ritirava dopo ogni campagna militare. La sua presenza è ricordata dalla splendida reggia di Foggia, ma anche dalla fortezza di Lucera dove circa ottomila Saraceni facevano la guardia al suo tesoro e alla sua zecca, ma anche al suo harem. A Federico II si deve inoltre la costruzione dell’enigmatico Castello dalla particolare forma ottagonale che domina la collina di Castel del Monte.
Con Carlo I iniziò la dinastia degli Angioini che durò dal 1266 al 1442. Egli trasferì la capitale del Regno a Napoli provocando una marginalizzazione della Puglia aggravata dal ricambio degli infeudamenti a beneficio dei nuovi baroni. Per questo motivo la storia pugliese di questo periodo è scarna di notizie ed è segnata da un progressivo impoverimento e dalla forte pressione fiscale regia.

Gli Aragonesi in Puglia

La dominazione Aragonese iniziò con Alfonso IV d’Aragona, I di Napoli, che riuscì ad unificare il Regno di Napoli con quello di Sicilia. Egli riordinò l’amministrazione dello Stato e organizzò anche le Universitates, i noistri attuali comuni, autorizzandoli a dotarsi di propri statuti.

Riformò l’ordinamento giudiziario istituendo la Sacra Udienza di Terra di Bari e di Terra d’Otranto e rafforzò il Tribunale della Regia Camera. Alla sua morte nel 1458 il regno fu nuovamente diviso: a suo figlio Ferdinando I detto Ferrante toccò il Regno di Napoli mentre quello di Sicilia a suo fratello Giovanni di Pastiglia che alla sua morte lo trasmesse al figlio Ferdinando II detto il Cattolico.

Durante il regno di Ferrante nell’agosto del 1480 i turchi assediarono e saccheggiarono Otranto massacrando gli uomini, violentando le donne e sgozzando i fanciulli. Di circa 13000 abitanti ne rimasero solo 800 che preferirono il martirio piuttosto che la conversione religiosa. Alla fine il duca di Calabria con un esercito di aragonesi riuscì a sbaragliare l’esercito turco la cui flotta si era già ritirata alla notizia della morte di Maometto II.

La Puglia della Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto


Nel 1504 il Trattato di Lione attribuì il possesso del Regno di Napoli alla Spagna. Ma il dominio spagnolo in Puglia fu messo in discussione venticinque anni dopo ai tempi della guerra fra Carlo V re di Spagna e Francesco I re di Francia.

Se la prima guerra fra i due sovrani ( battaglie di Cerignola e Garigliano) non aveva causato grossi danni, la seconda (guerra del Lotrecco) invece provocò devastazioni e vittime. Questo condannò alla miseria la popolazione, riducendo in cenere moltissime città.

Nel 1529 la pace di Cambrai, voluta da Margherita d’Austria, zia di Carlo V e Luisa di Savoia madre di Francesco I, i due sovrani si divisero le rispettive sfere di influenza. Si stabiliva che la Puglia sarebbe rimasta territorio spagnolo. In seguito la regione fu divisa in tre province: Capitanata o Daunia, Terra di Bari e Terra d’Otranto.
Ma i primi anni di dominazione spagnola sono soprattutto ricordati perché concomitanti con le improvvise incursioni turche sulle nostre coste. Gli invasori oltre a saccheggiare le nostre terre e a spogliare i nostri santuari rapivano la popolazione per rivenderla al mercato degli schiavi.

Fra le spedizioni più feroci vi fu quella di Kireddin detto il Barbarossa, che nel 1543 dopo aver oltrepassato lo stretto dei Dardanelli occupò Valona con l’intento di invadere la Puglia.

Avendo saputo che Brindisi e Otranto erano ben protette occupò Castro che fu incendiata e ridotta ad un masso di macerie. Nel 1554 toccò a Vieste nella quale i turchi rinnovando la barbarie otrantina del 1480, fecero una gran strage di cittadini scannando senza misericordia uomini, donne, vecchi e bambini.

A questo punto intervenne, seppur in ritardo, Carlo V che elevò Vieste a città regia, potenziò la forza militare ivi presente e ordinò la costruzione di centinaia di torri costiere di avvistamento. Nel 1571 a Lepanto, la flotta della Lega Santa, formata dalla Spagna, da Venezia e dal Papa inflisse una dura sconfitta ai turchi che anche se non fu decisiva, limitò notevolmente la loro presenza nel Mediterraneo.

torre costiera in mare

Infatti il 14 settembre 1594, un centinaio di navi comandate da Sinam Bassà Cicala attaccarono Taranto dalla foce del fiume Taras dalla quale entrarono all’interno distruggendo molte contrade prive di difesa, ma furono battuti dai difensori.

A questo punto i turchi tentarono di conquistare Taranto attaccandola dal mare, ma anche questo tentativo risultò essere vano. Si spostarono quindi all’interno ma giunti fino alle mura di Massacra furono messi in fuga dall’intervento del marchese Carlo d’Avalos.
Controllato e limitato il pericolo turco, alla metà del secolo, nel 1647, un altro avvenimento scosse le popolazioni pugliesi.

Un forte inasprimento fiscale sulla produzione di grano e una serie di disordini furono la causa di una rivolta che partita da Napoli con Masaniello, trovò in Puglia terreno fertile. Si crearono quindi i pretesti per numerosi tentativi di ribaltamento del governo spagnolo che tuttavia non riuscirono nel loro intento. La monarchia spagnola e il baronaggio napoletano unirono le proprie forze riuscendo così a portare la situazione sotto controllo.

Durante la dominazione spagnola la regione fu inoltre colpita sia da gravi calamità naturali. La carestia del 1622 dovuta ad uno scarso raccolto, la peste che nel 1656 colpì tutta l’Italia e che nella città di Bari fece contare 12000 morti e tantissimi anche ad Andria e Trani.

Nonostante pesti e carestie, questo fu il periodo in cui nacque e fiorì il Barocco leccese che ha segnato un’impronta unica nella Città di Lecce.

Le torri costiere in Puglia, la minaccia viene dal Mare

Quando si arriva in Puglia per le vacanze al mare è molto facile imbattersi in queste antiche costruzioni che dominano gran parte delle coste in particolare di quelle salentine.

Torre Saracena restaurata

Sono le numerosissime torri costiere che facevano parte del progetto di fortificazione attuato dall’Imperatore Carlo V allo scopo di fermare le frequenti incursioni provenienti dal mare.

La posizione geografica della Puglia e del Salento in particolare, così vicina alla costa balcanica e greca, infatti ha da sempre favorito scambi ma anche incursioni da parte di pirati. Nel corso del XVI secolo il pericolo era rappresentato principalmente dall’impero ottomano e le incursioni turche e saracene costituivano un vero e proprio flagello.

Il sistema di fortificazione della costa comprendeva tantissime torri costiere appunto posizionate a mo’ di sentinelle alla stessa distanza circa l’una dall’altra in modo da potersi vedere a vicenda. Ogni torre ovviamente aveva il propri guardiani e qualcuna anche un cavallo, il mezzo di trasporto utilizzato per salire in paese ed avvertire in caso di pericolo.

Le coste pugliesi infatti non erano certo il luogo di villeggiatura di oggi. E questo non solo a causa delle incursioni. Le persone preferivano l’interno dei paesi con le mura dove rifugiarsi in caso di pericolo e lontani dalle paludi e dalle zanzare che proliferavano sulle coste. Molte famose marine pugliesi portano il nome dell’omonima torre che ancora svetta come sentinella sul mare. Torre Vado, Torre Mozza, Torre San Govanni e Torre Chianca nel Salento ne sono solo un esempio.

I Borboni e Napoleone in Puglia


Con Carlo III di Borbone re delle Due Sicilie il Regno attraversò un periodo molto fecondo.

Il nuovo governo, ispirato alle teorie illuministiche allora dominanti attuò una politica riformatrice. Si sviluppò una scuola attorno ad un gruppo di intellettuali storici, economisti e giuristi, tra i quali vi erano molti esponenti pugliesi.

Intanto nal 1799 i principi proclamati durante la Rivoluzione Francese giunsero anche a Napoli. Qui verrà proclamata la Repubblica Partenopea e re Ferdinando IV costretto a fuggire a Palermo.

In alcuni comuni pugliesi prevalsero le forze della reazione borbonica mentre in altri ebbero il sopravvento quelle moderate di una borghesia isolata.

Tuttavia si presentarono un po’ ovunque situazioni locali di conflitti a lungo repressi che esplodevano con una ferocia inaudita. A Trani per esempio, avvennero dei veri e propri massacri per le strade della città.

A questo punto Ferdinando IV con l’aiuto del Cardinale Ruffo posero fine alla Repubblica Partenopea con la spedizione militare ristabilendo la monarchia.

I repubblicani napoletani accettarono le condizioni di resa offerte dal cardinale in cambio della salvezza della vita. Ma una volta occupata la città i sanfedisti fecero ritornare i Borbone che attuarono una dura repressione mandando al patibolo altre cento patrioti.

Con la vittoria del 1805 di Austerliz Napoleone rafforzò il suo potere in Europa mentre a Napoli fu inviato suo fratello Giuseppe Bonaparte con l’esercito.

Al posto di Bonaparte, richiamato da Napoleone per reggere la corona di Spagna, arrivò Gioacchino Murat. Sotto il suo governo furono realizzate importanti riforme economiche e sociali. Dalla soppressione del feudalesimo, al frazionamento dei latifondi, le ripartizioni demaniali e la revisione dell’ordinamento fiscale e lo scioglimento delle servitù prediali.

Egli inoltre fece cantierare la Bari-Lecce e la Bari-Taranto ed incrementò la rete viaria fra Foggia e le altre città della Capitanata.

Promosse inoltre un piano di alfabetizzazione obbligatoria per tutti i ragazzi del Regno nonostante l’opposizione del clero che si vide privato del monopolio dell’istruzione.

La campagna di Russia segnò la fine della sua avventura politica. Nonostante avesse tentato di prendere le distanze da Napoleone, catturato come impostore fu fucilato a Pizzo Calabro.

Con la sconfitta di Napoleone cominciava l’età della Restaurazione. Quindi il ritorno al vecchio ordine europeo, compreso i sovrani spodestati, le gerarchie sociali ed e modi di governare.

Ciò portò al ritorno dei Borboni con Ferdinando IV che per l’occasione assunse il nome di Ferdinando I re delle due Sicilie. Con la nomina di ministro di polizia, lo spietato Antonio Capace Minatolo, principe di Canosa, attuò una politica di terrore.

Preoccupato dai moti carbonari e dalla rivolta che serpeggiava nell’esercito re Ferdinando nel luglio del 1720 concesse una costituzione subito dopo abrogata. L’uccisione di due ufficiali arrestati per cospirazione contro lo stato alimentò la nascita di numerose sette carbonare anche in Puglia.

Dall’Unità d’Italia alla Prima Guerra Mondiale 1860-1918


Nel settembre del 1860 mentre i primi garibaldini comandati da Liborio Romano entravano in Puglia faceva il suo ingresso trionfale a Napoli Giuseppe Garibaldi.

In quelle stesse ore i reggimenti borbonici furono definitivamente sconfitti dai garibaldini sul Volturno il 7 ottobre, e dai piemontesi sul Garigliano il 31 dello stesso mese.

Anche in questo caso a stragrande maggioranza della popolazione pugliese partecipò marginalmente al movimento che portò all’Unità d’Italia. Tuttavia il risultato del referendum del 21 ottobre 1860 permise a Vittorio Emanuele II di diventare il primo re d’ Italia.

Uno dei primi problemi che il nuovo stato unitario dovette affrontare fu quello del brigantaggio meridionale particolarmente attivo in Basilicata e Puglia. Con la legge Pica del 1863 che di fatto pose in stato d’assedio in quasi tutta l’Italia meridionale, il brigantaggio fu sconfitto.
Il 9 giugno 1863 venne istituita la Camera di Commercio di Bari e l’anno dopo venne attivata la ferrovia adriatica. Per prima a Bari-Brindisi poi la Bari-Taranto, la Foggia-Napoli ed infine la Lecce-Bologna.
In campo giornalistico si moltiplicarono gli editoriali e le testate giornalistiche. Nel 1887 a Trani nacque La rassegna pugliese e l’anno successivo a Putignano la casa editrice Laterza che successivamente si trasferì a Bari. Questa casa editrice fu scelta da Benedetto Croce per l’edizione delle proprie opere e della rivista La Critica.

In quegli stessi anni veniva pubblicato il primo numero del Corriere delle Puglie inizialmente stampato in una piccola tipografia di Bari. In seguito fu assorbito dalla Gazzetta di Puglia diventando in Gazzetta del Mezzogiorno.
L’istruzione scolastica subì un lieve miglioramento con la nascita di scuole di grado più elevato finalizzate alla nascita di un nuovo gruppo dirigente più preparato.
Nel 1888 l’aumento delle tariffe doganali applicate alla Francia comportò il blocco delle esportazioni dei vini con la conseguente ripresa dell’emigrazione. Si diffuse l’usura con il fallimento di molte banche private e l’instabilità di quelle pubbliche. In questo periodo non proprio felice per la Puglia, una nota più lieta fu quella portata da Pietro Mascagni direttore della Banda di Cerignola. Nel 1889 la vittoria del premio di musica Sonzogno portò al successo in tutto il mondo la sua opera Cavalleria Rusticana.

Arrivò anche l’aumento del prezzo del pane che portò all’esasperazione della popolazione e alla cosiddetta rivolta della farina duramente repressa.

La Prima Guerra Mondiale non interessò direttamente il territorio pugliese ad esclusione del bombardamento austriaco su Bari il 24 maggio 1916. Anche il Porto di Taranto servì da riparo alla flotta italiana.

Maggiori furono invece le conseguenze in relazione alla partecipazione della popolazione al conflitto: molti giovani partirono senza fare più ritorno a casa.

La Puglia tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale 1918-1939/45

Per i pochi pugliesi che riuscirono a tornare dalla guerra la delusione fu tanta. Al loro arrivo in patria invece di trovare il pezzo di terra promesso si ritrovarono tra miseria disoccupazione.

I partiti non riuscirono ad orientare le masse. La sinistra era ancora legata ad una concezione liberale di Stato e la destra storica si preoccupava di tutelare interessi corporativistici. Il partito cattolico era ancora alla ricerca di una propria identità culturale. E’ in questo contesto che il fascismo in Puglia inizia ad attecchire in modo più radicale rispetto al resto d’Italia.

I primi anni del 1900 segnano anche l’avvio della costruzione dell’Acquedotto Pugliese, l’opera destinata a superare uno dei problemi atavici della Puglia, la siccità. Inizialmente il progetto prevedeva l’utilizzo delle sorgenti di Capo Sele da parte di soli 52 comuni. Già nell’estate del 1915 l’acqua arrivà a Bari.

Nel 1923, grazie ad ulteriori stanziamenti di fondi si allargò la cerchia di comuni erogatori si estese. Una apposita legge dava vita all’ Ente Autonomo Acquedotto Pugliese e affidava a Cesare Brunetti la realizzazione del Palazzo dell’Acquedotto a Bari. Il Salento dovrà attendere ancora gli anni trenta per vedere completata la parte terminale dell’Acquedotto fino a Santa Maria di Leuca.
Nel 1922 veniva istituita l’ Università degli Studi a Bari che aprì il suo primo anno accademico nel maggio del 1925. Nasceva anche l’Ente Pugliese per la Cultura Popolare e l’Educazione Professionale che tutelava il diritto allo studio e all’assistenza scolastica.
Nel 1930, Vittorio Emanuele III inaugurava la Fiera del Levante che si rivelerà un polo di sviluppo economico e sociale di tutta la Puglia.

Foto durante una battuta di pesca sulle spiagge del Salento precisamente a Pescoluse marina di Salve Lecce.

Tra gli anni Trenta e Quaranta l’economia pugliese era al collasso e fra le poche iniziative sociali intraprese vi furono i lavori di bonifica delle zone paludose.

La Puglia nel dopoguerra 1945-1970


Dopo la caduta del fascismo e l’armistizio dell’8 settembre il re affidò la guida del paese al generale Badoglio il quale trasferì il governo a Brindisi in Puglia.

A distanza di poche ore dall’annuncio ufficiale dell’armistizio i Tedeschi intrapresero delle azioni di rappresaglia. Prima presso il porto di Taranto ed il giorno dopo tentarono di distruggere quello di Bari.

Le azioni più efferate avvennero a Barletta dove la resistenza dei militari e la reazione di alcuni civili fu duramente repressa con la fucilazione di vigili urbani e due netturbini e la deportazione di soldati.

A Foggia furono fatti saltare ponti stradali e ferroviari e fu distrutto il centro chimico militare con la conseguente dispersione di gas letale per la popolazione. Il 2 dicembre 1943 una squadriglia di bombardieri attaccò un convoglio di navi nel porto di Bari affondandone 17 e causando più di mille vittime.
Intanto i prezzi dei beni al consumo salirono alle stelle portando allo scoppio di numerose rivolte nella nostra regione. In questa situazione un ruolo importante fu esercitato dalla Gazzetta del Mezzogiorno che si fece promotrice di un atteggiamento filogovernativo. Negli anni della ripresa economica il giornale manterrà una posizione liberale e diventerà il portavoce del blocco moderato.

In occasione del referendum popolare del 2 giugno 1946 la popolazione pugliese si espresse attribuendo 960 mila consensi alla monarchia e 476 mila, cioè meno della metà alla repubblica.

Le votazioni per l’Assemblea Costituente videro una schiacciante vittoria della DC sui partiti di sinistra. Nasceva così una tendenza democratica che si perpetrò anche nelle prime votazioni politiche postbelliche dell’aprile del 1948. Per la formazione del nuovo Parlamento italiano la popolazione pugliese assegnò alla DC il 48.7% dei consensi.
Nell’agosto del 1950 fu istituita la Cassa per il Mezzogiorno un ente pubblico con lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e civile delle regioni meridionali. Questo attraverso il finanziamento statale per le infrastrutture e il credito agevolato per le industrie localizzate nelle aree depresse.

L’impegno fu imponente e si prolungò fino al 1983 anno in cui la Cassa è stata disciolta. Nonostante le iniezioni di denaro pubblico e gli effetti positivi sull’economia meridionale e sul tenore di vita della popolazione, ciò non bastò a mettere in moto un autonomo processo di modernizzazione né a colmare il divario con le regioni del nord.


Nell’ottobre dello stesso anno nel quadro della riforma agraria, venne approvata la cosiddetta legge stralcio, che fissava norme per l’esproprio ed il frazionamento di una parte delle grandi proprietà terriere.

La riforma dava un duro colpo al potere della grande proprietà assenteista e andava incontro alle attese delle masse rurali del Centro-Sud, protagoniste alla fine degli anni ’40 di alcuni drammatici episodi di lotta per la terra.

Se lo scopo immediato della riforma era quello di limitare il malcontento sociale, l’obbiettivo a lungo termine stava nell’incrementare la piccola impresa agricola. Tuttavia le piccole imprese agricole si dimostrarono poco vitali e la riforma non servì a contenere quel fenomeno di migrazione dalle campagne. Questo fenomeno cominciato agli inizi degli anni ’50, in coincidenza con i primi segni di ripresa industriale, avrebbe assunto proporzioni imponenti alla fine del decennio.

Il decennio si chiudeva con la decisione assunta dal Governo di costruire il quarto centro siderurgico dell’Italsilder a Taranto, il complesso chimico della Montedison a Brindisi e quello petrolchimico a Manfredonia dell’Eni.
Sul finire degli anni Sessanta, tumultuosa e incontenibile si affacciò l’onda lunga del ’68, l’anno della contestazione giovanile, in Italia, in Europa e nel mondo intero. Anche la Puglia fu investita dai fermanti del mondo giovanile che trovarono terreno fertile soprattutto nell’ateneo barese.

Foto spiaggia le maldive del Salento in Puglia. Una spiagia bianca con acqua cristallina in località Pescoluse.

Negli anni ’90 la crescita dell’industria del turismo e delle spiagge e lo sviluppo di nuove tecniche colturali in agricoltura ed in tutti i settori, la Puglia torna ad essere un vivace territorio in cui lo sviluppo economico e sociale è in forte crescita.

Anna Maria Ciardo
Anna Maria Ciardo